P/E e mercati statistiche

Un taglio (spero) nuovo per un argomento molto discusso e rilevante. Non parliamo di previsioni (ovviamente) ma di gestione del presente e dei rischi connessi.

Quasi ci si vergogna, ormai, di dire che il mercato americano è sopravvalutato e fioccano le più rosee impostazioni (e previsioni) a supporto di ulteriori salite.

Proviamo ad uscire da idee a priori e vediamo cosa dicono i numeri. Abbiamo preso la serie storica del P/E ratio di Shiller che misura, come noto, quante volte gli attuali prezzi dell’SP500 scontano gli utili. A fine dicembre tale valore è 33,44.
Come si è mosso negli ultimi 140 anni tale valore e che risultati hanno generato investimenti di varia durata partendo da diversi livelli di P/E? Nella grafica la sintesi delle risposte.

Risulta evidente che su qualsiasi orizzonte temporale investire quando il P/E è sopra 30 genera decisamente più rischi che benefici.
Solo un decennio positivo su 46 (2,18%) è iniziato con P/E>30.
L’analisi per coorti di investimento mostra uno slittamento a dx del P/E: è effettivamente ragionevole usare multipli più alti per titoli tech che per la Ford di inizi 900, ma il 2000 ci ha insegnato che c’è un limite alle ipervalutazioni e la grafica lo conferma
Morale?

🎯 Non è vero che qualsiasi momento è buono per investire.

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Autore

Andrea Giovannetti
Presidente, CFA e Responsabile Area Consulenza

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