Controcorrente. Se avessi investito mille miliardi nel 1492, nel 1750, o nel 1879…ovvero le trappole del lungo termine. Ma siamo sicuri che quello che è vero per i MERCATI lo sia anche per gli INVESTIMENTI e soprattutto per gli INVESTITORI?
Si trovano sempre più spesso post relativi a quanto ognuno di noi avrebbe guadagnato se avesse investito nell’azionario 1.000 o 10.000 dollari in epoche lontane. Sono sempre rimasto alla finestra sul tema, perché pur condividendo il punto di partenza, trovo tutto molto più complesso di come si rappresenta.
Con il massimo rispetto nei confronti di molti bravissimi colleghi e professionisti che vedono nel rendimento composto annuo della borsa USA la stella polare, mi permetto di osservare che il focus sui mercati è completamente diverso da quello sugli investitori.
1. IL TEMPO
Il tempo deve essere tarato sulla vita delle persone. Cicli che sono veri sui mercati, non lo sono più nell’orizzonte della famiglia. Ed è giusto sia così. Per la mia famiglia è irrilevante cosa ha fatto l’S&P dal 1870, ma anche dal 1930 o dal 1960: non esistevo. Vi assicuro: non è una provocazione o un’obiezione di basso livello. Come dite? Anche se non esistevo io, vale per mio padre? Può essere, ma vediamo come.
Nel 1960 mio padre aveva 24 anni, 100% equity in ottica life cycle, ma con i pochi soldi racimolati ha messo in piedi un negozio che tuttora esiste e ha mantenuto negli anni diverse famiglie. Poi arriva un figlio, poi un altro, poi compra la casa, poi reinveste nell’attività,…insomma una bella pianificazione patrimoniale (come diremmo oggi) avrebbe considerato le esigenze correnti e future, lasciando poco spazio per l’equity. …ma poteva ritagliarsi l’equivalente di 10.000$, solo 8.000 Eur. Già, di oggi, perché nel 1960 10.000$ erano poco meno di 100.000 attuali (altro errore che spesso si commette), non proprio un valore residuale.
2. IL RISCHIO
Conseguenza del ragionamento iniziale (se investivi x nel yyyy ora eri milionario): se hai disinvestito prima è colpa tua. Di nuovo la distanza tra INVESTIMENTO e INVESTITORE è abissale. Quale famiglia è in grado di valutare correttamente le possibili spese future 3, 5, 10 anni avanti?
Dopo 3 anni ho più del 50% di probabilità di trovarmi in un quintile di ricchezza diverso da quello di partenza, dopo 10 ho la quasi certezza. Cambio (o perdo) il lavoro, mi sposo, mi separo, ho un figlio, compro una casa, cedo l’azienda (fallisco), cambio auto, una figlia va a studiare negli USA, etc. Con questa dispersione di scenari possibili, davvero pensiamo sia razionale che una famiglia pensi ai guadagni futuri dell’S&P e non alle perdite connesse? E’ un bias? No. Su un orizzonte di 10 anni l’SP guadagna nell’80% dei casi, (e già 1 su 5 in perdita non è poco) ma la perdita media che ho dovuto affrontare è del 20,88%. Come posso non considerare questo rispetto alle esigenze della famiglia per una corretta allocazione?
3. MORALE
Nel lungo termine i mercati azionari tendono (se domandate a un giapponese che ha investito in borsa nel 1989 e deve ancora vedere il suo capitale iniziale avrebbe un’idea diversa) a generare rendimenti positivi, ma questo non ha nulla a che fare con l’investitore.
3.1 I mercati sono i tasselli, gli investimenti sono il puzzle complessivo, ma l’investitore è il proprietario del puzzle.
3.2 Non condanniamo l’eccesso di liquidità, ma eventualmente l’INCONSAPEVOLEZZA. Se uno tiene liquide delle somme per imprevisti che potrebbero essere coperti meglio con una protezione assicurativa, gli va spiegato, ma se una famiglia oggi non vede chiaro il futuro in termini di entrate e di uscite, siamo sicuri che l’inflazione sia il peggior nemico?